Se pensate che l’arte contemporanea sia appannaggio esclusivo di galleristi spregiudicati e di critici compiacenti, provate a fare un giro per le strade di Milano in questi giorni. Che c’è di strano? Potrebbe capitare molto facilmente che vi troviate davanti ad alcune strane affissioni che riproducono l’immagine di un uomo visto di spalle, a mezzo busto, con il capo coperto da un cappuccio nero. Non si trattadell’ennesima “genialata” di qualche pubblicitario, si tratta di un’opera dell’artista concettuale Carlo Buzzi.
Dal 21 maggio e per 15 giorni Buzzi occuperà con alcune centinaia di grandi manifesti le vie del centro e delle zone limitrofe, acquistando gli spazi pubblici, seguendo insomma la prassi burocratica.
Nel suo lavoro ormai decennale Buzzi rifugge dai luoghi istituzionali del mercato dell’arte per rivolgersi alla strada e all’ampio pubblico, a tutti indistintamente, senza curarsi di essere compreso o meno, seguendo un delirio narcisistico. Buzzi appare spesso trasfigurato nei suoi ritratti: oggi incappucciato, in altre occasioni truccato da cadavere o da mostro, ruoli che predilige anche come attore dilettante.
Scegliendo di restare fuori dalle gallerie in un modo così intransigente Buzzi difficilmente riesce a guadagnare il favore dei collezionisti e finisce con l’autofinanziarsi “gli allestimenti” contando sul lavoro sicuro di impiegato nell’azienda Alenia.
Le affissioni che invadono in questi giorni le strade di Milano seguono quelle realizzate a Venezia in occasione della Biennale d’Arte.
Umberto Sebastiano – “L’impiegato Buzzi uomo incappucciato” – L’UNITÀ Milano Mattina, Giovedì 29 maggio 1997