Il bustese Carlo Buzzi, 33 anni, noto per l’affissione di manifesti in cui mette in gioco il suo corpo fotografato, spesso trasfigurato, definisce il suo lavoro «arte concettuale, arte pubblica».
Così risponde alle nostre domande.
Qual’è il tuo rapporto con gli altri artisti? Nessuno è particolarmente vicino alla mia poetica.
Nel nostro territorio, un giovane per imporsi deve andare verso i grandi centri? Assolutamente no! Infatti viviamo, e non l’ho detto io, nel “villaggio globale”!
Il sistema dell’arte aiuta i giovani di valore ad emergere? Il sistema dell’arte non può, o meglio, non vuole assolutamente aiutare i giovani artisti ad emergere se questi intendono essere artisti operando nella direzione dell’arte. Il sistema dell’arte aiuta ad emergere quegli elementi che sono congegnali alla sopravvivenza del sistema dell’arte stesso che, come qualsiasi potere, vuole essenzialmente conservare se stesso, anche se il prezzo da pagare è l’arte medesima.
Come hai iniziato l’attività artistica? Comprando una tela e dei colori a Busto Arsizio.
Servono gli studi accademici? Non lo so. Io sono perito elettronico.
I fattori di successo? La parola successo non mi piace.
Pensi che un artista debba conoscere cosa fanno gli altri? Penso che un artista debba essere un gran presuntuoso e un gran vanitoso.
I miei punti di riferimento? Le mie opere.
Un giovane artista può vivere solo d’arte? Sembrerebbe di no.
Quali gli artisti che più ti interessano? Diversi mi hanno influenzato ma ora li ho dimenticati tutti.
In futuro quali tendenze… e sei ottimista? Le tendenze non mi interessano, non esistono. Sono ottimista per quel che riguarda il mio futuro. Il futuro dell’arte non mi interessa.
Cos’altro vuoi aggiungere? Andate a visitare il mio sito all’indirizzo www.carlobuzzi.com.
“Buzzi su manifesto” – LA PREALPINA, Lombardia Oggi, 14 maggio 2000