I lavori dell’artista presenti alla Galleria Civica di Campione d’Italia, brandelli stracciati, tenacemente attaccati ai manifesti sottostanti, sono la dimostrazione di come il lavoro di un solo artista possa insinuarsi indisturbato nelle pieghe vitali della comunicazione pubblicitaria. Essa a sua volta è un tassello importante della progressiva trasformazione che si sta operando del cittadino in consumatore. Muovendosi come un virus, Carlo Buzzi, innesta il suo manifesto nel tessuto urbano e sociale, senza destare apparente scompiglio e andando ad alterare il DNA stesso dell’affissione: quella di riferirsi a qualcosa, un servizio, un prodotto, una promozione che può essere commercializzato. Intaccando il concetto di scopo si crea un corto circuito. Il passante per strada che incontra il suo manifesto diventa, osservando, parte dell’opera come efficacemente testimoniano le immagini riprese lungo le strade; al tempo stesso può interrogarsi e attivare dubbi fecondi, attivati dai risvolti ironici e provocatori delle immagini che spesso ritraggono l’artista stesso. Intanto i manifesti contigui, ignari, accanto a quello di Buzzi, diventano a loro volta surreali non più sicuri di chi realmente essi siano e della loro destinazione d’uso.
L’arte si fa storia e la storia diventa arte con le fotografie dei diversi manifesti affissi nel territorio urbano. L’abbigliamento delle persone riprese nella via, le acconciature, il tipo di automobili e gli edifici dell’autore diventano un sorprendente documentario che accompagna il visitatore in un viaggio nel tempo fino ad oggi.
Luglio 2013,
Nadia Lenarduzzi