“L’EVOLUZIONE DEL POLLO” è lo slogan, inframmezzato ovviamente dall’immagine di un pollo spennato pronto per la cottura, di una presunta pubblicità che ogni dodici secondi (e per la durata di sei) si affaccia da alcuni giorni da un “rotor” di tre metri per due all’ingresso di Busto Arsizio all’incrocio dei viali Lombardia e Cadorna. Nell’avviso non compaiono altri elementi propri della comunicazione commerciale quali il marchio, l’indirizzo del punto di vendita e così via. Che cosa è allora questa insegna dinamica? È il prodotto-opera d’arte di una operazione concettuale più vasta che l’artista bustese Carlo Buzzi prosegue da diversi mesi, articolata in tempi e luoghi diversi.
Dopo aver “covato” serie limitate di polletti dorati, argentati e smaltati in vari colori, così come si presentano nelle confezioni dei supermercati, le ha dapprima messe in vendita quali manufatti artistici in gallerie e negozi; poi le ha reclamizzate ha Milano alla mostra “Imprimatur” curata da Achille Bonito Oliva con slogan del tipo “L’ARTE VERSO IL 2000. POLLI L. 100.000”; ora le pubblicizza a Busto come evoluzione del “progetto pollo”.
Lavoro anonimo. E d’altra parte quale significato avrebbe una firma dal momento che l’opera d’arte non è percepita come tale essendo proposta fuori dal suo contesto tradizionale? Possiamo addirittura pensare ad una sorta di “operazione astratta” (similmente all’astrattismo delle arti plastiche e figurative tradizionali) in quanto manca qualsiasi riferimento ad un soggetto individuale o collettivo.
Si toccano i vertici dell’utopia propria dell’arte: le procedure, i mezzi impiegati sono quelli delle organizzazioni finalizzate all’ottenimento dei risultati, ma i meccanismi sono manipolati allo scopo di generare nuovi eventi percettivi. Non è la prima volta che Carlo Buzzi si cimenta nell’arte pubblica. A Milano come a Gallarate e a Busto Arsizio ha realizzato affissioni che sembrano annunciare mostre di artisti famosi (Van Gogh e Picasso), indicando un orario di apertura ma non il luogo e la data dell’evento ed inserendo un’immagine graficamente rilevante di oggetti di uso domestico (la grattuggia e lo scopino da bagno) che nulla hanno a che fare con l’iconografia tradizionale.
Un’arte pubblica che fa uso dei mezzi propri della pubblicità non rappresenta del resto un fatto nuovo: rammentiamo il lavoro dell’artista americana Jenny Holzer che ha riprodotto frasi di contenuto provocatorio o ideologico mediante insegne elettroniche e “led”. Molto più freddo è il prodotto artistico proposto da Buzzi. Le possibilità di senso dell’”evoluzione del pollo” si sviluppano solo se è nota l’intera operazione.
Fabrizio Rovesti – “In sei secondi sul piatto dell’arte” – LA PREALPINA, Domenica 14 Febbraio 1993