Carlo Buzzi arriva nelle strade svizzere. Lui, o meglio, i grandi manifesti in bianco e nero con la sua schiena nuda e la testa coperta da un cappuccio nero turbano i tranquilli passanti di Bellinzona che s’imbattono in quell’immagine. Una gigantografia nuda e cruda, senza alcuna scritta, come ci ha abituato l’artista con le sue pubbliche affissioni. Il manifesto non è in galleria offerto alla visione di pochi fruitori.
E’ nei luoghi propri della pubblicità, che Buzzi acquista o fa acquistare. Un’operazione che incide sui meccanismi percettivi del fruitore consumatore che dal manifesto si attende l’offerta di un prodotto/servizio e trova, invece, un messaggio senza slogan, ambiguo e spiazzante. E ancora: l’immagine è fuori dalle gallerie, ma naviga nel cyberspazio. (http://www.companatico.com/cac/).
Fabrizio Rovesti – “«L’incappucciato» di Carlo Buzzi” – LA PREALPINA Lombardia Oggi, 15 febbraio 1998