Carlo Buzzi lavora da dieci anni a un progetto denominato Pubblica affissione. Ha iniziato nel 1991 creando delle finte pubblicità, utilizzando spesso l’immagine di oggetti comuni e nomi di artisti noti associati a improbabili orari di visita: come si trattasse di annunci per mostre d’arte. Ma il lavoro più interessante è quello che Buzzi compie sul proprio corpo. Si tratta di immagini a tutto campo, dove inserisce un semplice accessorio, oppure l’intervento si limita al make-up: questo è sufficiente a far assumere al “personaggio” diverse identità.
I manifesti sono il mezzo che Buzzi ha scelto per esprimere sia contenuti legati a temi sociali (razzismo) sia una propria astratta visione poetica. L’operazione si completa nella produzione di una piccola tiratura e nella pubblica affissione secondo i normali canali e procedure. L’artista infine comunica il periodo di affissione e invita amici e collezionisti a strappare i manifesti per poterli avere. Solamente quelli che sono stati affissi e in seguito recuperati hanno il valore storico e l’aura dell’ufficialità, infatti vengono firmati e autenticati.
Teo Telloli – “Questioni pubbliche” – ABITARE, Novembre 2001